Componenti
Consiglio Pastorale
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  • Mons.OLIVO Luigi
  • CABASS Lucio
  • BRUMAT Sandra
  • PORTELLI Alessandro
  • MOSCATO Giuseppe
  • SARI Sandro
  • MONTANAR Mara


Che cos’è il consiglio pastorale parrocchiale
Il luogo del discernimento comunitario

Il CdC, al can. 536 §1, menziona esplicitamente il Consiglio pastorale promuovendone l’istituzione pur se in forma subordinata al giudizio di opportunità del Vescovo: «Se risulta opportuno a giudizio del Vescovo diocesano, dopo aver sentito il consiglio presbiterale, in ogni parrocchia venga costituito il consiglio pastorale, che è presieduto dal Parroco e nel quale i fedeli, insieme con coloro che partecipano alla cura pastorale della parrocchia in forza del proprio ufficio, prestano il loro aiuto nel promuovere l’attività pastorale».

Al §2 si precisa inoltre che «Il consiglio pastorale ha solamente voto consultivo ed è retto dalle norme stabilite dal Vescovo diocesano». La nota pastorale della CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (30 maggio 2004) aiuta a interpretare in modo corretto la “consultività” del Consiglio pastorale. Essa così si esprime a proposito dei consigli pastorali: «Forme specifiche di corresponsabilità nella parrocchia sono, infine, quelle che si configurano negli organismi di partecipazione, specialmente i consigli pastorali parrocchiali. La loro identità di luogo deputato al discernimento comunitario manifesta la natura della Chiesa come comunione. Essi possono diventare progressivamente lo spazio in cui far maturare la capacità di progettazione e verifica pastorale» (n. 12).

Il C.Pa.Pa. non deve essere inteso come un organo che il Parroco “consulta” per avere dei pareri e poi decidere in proprio, ma come un ambito in cui Parroco, altri eventuali sacerdoti, diaconi, religiosi e laici compiono insieme - nel rispetto dei carismi e delle responsabilità di ciascuno - un reale e approfondito discernimento per comprendere quale sia il cammino della comunità parrocchiale: «Con l’aiuto dello Spirito Santo, nell’ascolto della Parola di Dio e nel confronto fraterno è possibile discernere ciò che lo Spirito dice oggi alla nostra Chiesa, alle nostre comunità e attuarlo» (Chi è la Chiesa, p. 54).

Un discernimento che ha lo scopo di arrivare - come si esprime il documento della CEI - a una precisa “progettazione pastorale” che porta a una “concreta attuazione” da sottoporre poi a “verifica”. Va inoltre precisato che il Parroco ha una precisa responsabilità pastorale nei confronti della parrocchia - responsabilità affidatagli dal Vescovo e da attuare secondo le linee pastorali della diocesi -, ma non è la “controparte” né della comunità, né, a maggior ragione, del consiglio pastorale, che egli presiede e con il quale è tenuto a compiere un cammino di discernimento. Si può applicare analogicamente al Parroco quanto dispone in generale il CdC a proposito del rapporto tra autorità e consigli: «se si esige il consiglio, è invalido l’atto del Superiore che non ascolta le persone medesime; il Superiore, sebbene non sia tenuto da alcun obbligo ad accedere al loro voto, benché concorde, tuttavia, senza una ragione prevalente, da valutarsi a suo giudizio, non si discosti dal voto delle stesse, specialmente se concorde» (can. 127 §2, 2°).

Svolgendo il suo compito di discernimento, il C.Pa.Pa. diventa una insostituibile e fondamentale scuola e palestra per educare al senso e al servizio della comunione e anche una opportunità che aiuta a esprimere il nostro impegno ecclesiale con una mentalità nuova, aperta, collaborativa tesa al bene comune, al rispetto della diversità non come pericolo nel vedersi magari insidiati nel proprio ruolo, ma come preziosa opportunità di crescita d’insieme.

Nel C.Pa.Pa. tutti, quindi, a cominciare dai laici, sono chiamati a dare il proprio apporto per il bene della comunità. Così afferma l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Christifideles laici al n. 27, che cita il decreto conciliare sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem: «”La parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell’universalità della Chiesa. Si abituino i laici a lavorare nella parrocchia intimamente uniti ai loro sacerdoti, ad esporre alla comunità della Chiesa i propri problemi e quelli del mondo e le questioni che riguardano la salvezza degli uomini, perché siano esaminati e risolti con il concorso di tutti” (AA 10). L’accenno conciliare all’esame e alla risoluzione dei problemi pastorali “con il concorso di tutti” deve trovare il suo adeguato e strutturato sviluppo nella valorizzazione più convinta, ampia e decisa dei Consigli pastorali parrocchiali».

Il C.Pa.Pa. non è tutta la parrocchia, ma è ciò per cui la parrocchia può essere comunione-comunità-segno; “una” pur nella molteplicità delle espressioni che ne indicano la vitalità. Un gruppo ristretto, ma significativamente rappresentativo delle diverse realtà che operano in parrocchia e dell’intera comunità, che cerca di coinvolgere coralmente l’intera comunità perché i problemi di pochi diventino i problemi di tutti, le soluzioni e le proposte siano il più possibile condivise e tutta la comunità cammini insieme senza delega a pochi.

Il C.Pa.Pa. è un gruppo che vive la collaborazione e la corresponsabilità e nel rispetto dei compiti e ruoli di ognuno, si dà degli obiettivi da condividere e portare avanti insieme con lo stile della comunione, del dialogo e del servizio.

Un gruppo in concreto che ha la funzione di coordinare, progettare e portare avanti tutte le attività che si decideranno di fare insieme. Raccolte per quanto possibile le idee di tutti, tradurrà per la concreta comunità le linee pastorali diocesane, scegliendo le priorità e le urgenze e le inserirà in un programma con un calendario. L’attuazione delle stesse sarà guidata dal Parroco e dal C.Pa.Pa. e spetterà ai vari gruppi, commissioni, incaricati nei diversi ambiti di attività della parrocchia. Il C.Pa.Pa. si incontrerà periodicamente anche per una verifica delle cose fatte e comunicherà poi all’intera comunità parrocchiale le scelte e le iniziative prese informandola e rendendola partecipe.

Anche il documento finale del II Sinodo diocesano, d’altra parte, sottolinea come sia “fondamentale favorire la corresponsabilità nella vita parrocchiale” ed in questo senso “occorra riscoprire e rivalutare la straordinaria importanza del Consiglio pastorale parrocchiale (…). Esso è il luogo in cui ci si deve interrogare sulla collaborazione con tutti gli altri organismi del territorio” (Faciem tuam, Domine, nobis ostende, n. 48).